Chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio e Oratorio della Confraternita del Rosario
Gentilino · 1758
Nell’omonima via, in un contesto suggestivo tra prati e vigne, trovi il prezioso complesso religioso di Sant’Abbondio.
Nell’itinerario alla scoperta del «paesaggio d’arte» di Collina d’Oro, ti suggeriamo di non perderti la tappa presso il complesso religioso di Sant’Abbondio, un luogo di culto che incanta per la bellezza paesaggistica e il patrimonio di fede.
Dall’omonima porzione di strada cantonale, sei condotto al sagrato della chiesa da due lunghi viali fiancheggiati da cipressi tracciati all’inizio del XIX secolo, posti a 90 gradi l’uno dall’altro, delimitando idealmente un quadrato con l’asse di simmetria del cimitero. Sull’area del sagrato – delineato nel 1723-30 – puoi ammirare il campanile disgiunto dalla chiesa, la colonna datata 1668, l’ossario, le cappelle della Via Crucis e la canonica, quest’ultima attestata dal 1556.
Sant’Abbondio divenne chiesa parrocchiale nel 1530 – quando venne staccata dalla chiesa di Agno – ed è dedicata al santo vescovo di Como (†468). Della chiesa viene fatta menzione, per la prima volta, nel 1372: è però probabile che essa abbia origini ben più antiche. La località denominata «Sanctum Abundium» è infatti citata in un atto notarile rogato nel 1140 ed è pertanto ipotizzabile che, a quella data, esistesse già una chiesa omonima.
Non essendo mai stati condotti scavi archeologici, possiamo ricostruirne l’evoluzione dell’aspetto attraverso le descrizioni contenute negli atti delle visite pastorali. Sappiamo così che essa era orientata ad est e suddivisa in tre navate scandite da pilastri. Vicino alla facciata sorgeva il campanile. A proposito della documentazione storica che riguarda l’edificio, disponiamo ancora del contratto d’appalto datato 18 marzo 1570 con il quale si diede incarico al «maestro Pietro figlio di Giovanni del Breno» di erigerne uno nuovo, utilizzando il materiale di quello antico.
Nel 1632 – e negli anni a seguire – la chiesa subì un ampliamento verso occidente, mediante l’aggiunta di una campata che la portò ad assumere l’aspetto attuale, passando da un periodo fra il romanico e il gotico al barocco. Nel corso del XX secolo, sono stati condotti diversi interventi di restauro. A questo proposito, possiamo ricordare quello che interessò la facciata – risalente al 1930. Tra il 1993-98, invece, ne è stato realizzato uno complessivo, diretto dall’architetto Gianfranco Rossi.
Girando attorno alla chiesa, partendo da destra, puoi notare delle piccole particolarità sulle mura dell’edificio, così come due meridiane. La prima – datata 1790 – ha un quadrante (o analemma) in ore italiche e astronomiche. L’altra meridiana – esemplare unico in Ticino – è dotata di raggiere italiche e babilonesi sovrapposte.
Nel muro esterno del coro, eretto nel 1694, trovi un ovale in cotto. Pur avendo un aspetto ormai sbiadito dal tempo, sullo stesso puoi ammirare un dipinto de «l’Ecce Homo» realizzato nel 1527. Il committente dell’opera – come testimonia l’iscrizione – fu il «prete Pietro Agostino di Cabiaglio (castello di Cabiaglio/Varese) di Lugano».
All’interno della chiesa, camminando lungo la navata centrale, puoi osservare le sontuose decorazioni che caratterizzano l’edificio. Dalla balaustra marmorea, datata 1699, puoi ammirare il coro col suo pavimento a mosaico. L’altare maggiore è invece realizzato in marmi policromi, provenienti da Melegnano (nella vicina Lombardia). Quest’ultimo risale al XVII secolo ed ospita la statua lignea di Sant’Abbondio, scolpita nel 1939 dallo scultore bleniese Giovanni Genucchi (1904-1979).
Alzando lo sguardo verso la volta, puoi ammirare gli stucchi ornamentali realizzati dai fratelli Francesco (1651-1732), Fabio (1653-?) e Antonio (1655-1724) Camuzzi, con la partecipazione di Giovanni Banchini (1624-1696), le cui opere fanno da cornice a un ciclo pittorico dedicato al santo patrono. Anche la finestra della facciata opposta al coro – risalente al 1930 – rappresenta Sant’Abbondio. Le vetrate al pianterreno (posate nel 1998) sono opera di fra’ Roberto Pasotti.
Spostandoti nella navata di sinistra, puoi notare la cappella dedicata alla Beata Vergine del Rosario, la cui scultura del XVIII secolo figura sull’altare marmoreo: ai lati vi sono 14 tavolette in rame, sulle quali sono dipinti i misteri del rosario. Dirimpetto alla cappella, in fondo alla navata, puoi apprezzare un olio su tela raffigurante «la Vergine del Rosario con santa Caterina da Siena e san Domenico», attribuito alla bottega del Petrini. In una piccola nicchia trovi invece un fonte battesimale caratterizzato da uno stemma e un’epigrafe del 1530, in ricordo del sacerdote Alessandro Pocobelli. L’affresco posto poco sopra il fonte rappresenta il battesimo di Cristo.
L’altare della navata destra è invece dedicato a Sant’Antonio da Padova (in precedenza, a Sant’Antonio Abate) la cui statua risale al XVIII secolo. La volta della cappella è stata affrescata nel 1732 da Bartolomeo Rusca e rappresenta «la Gloria di Sant’Antonio». Sulla parete destra puoi ancora parzialmente vedere un affresco raffigurante la Madonna col bambino, Sant’Antonio Abate con un maialino ai piedi, una figura maschile e la Natività. Di fronte all’altare di sant’Antonio, in fondo alla navata puoi notare il pregiato gonfalone in seta della confraternita del Rosario del 1721, disegnato da Giuseppe Antonio Petrini. La navata ospita anche due dipinti raffiguranti «la Flagellazione di Cristo» e «Cristo nell’orto» risalenti al XVII secolo.
Dal fianco settentrionale della Chiesa puoi accedere all’Oratorio della Confraternita del Rosario – fondata nel 1632 – che venne aggiunto nel 1712. Sulla volta vi sono pregiate pitture illusionistiche, realizzate dopo il 1850 dal pittore Abbondio Berra (1810-1882). Al centro della volta puoi notare la Madonna del Rosario, insieme ai santi Abbondio e Antonio. Sull’altare in stucco settecentesco puoi invece apprezzare un crocifisso ligneo policromo del XVI secolo. Dalla piccola porta a est puoi infine accedere alla sacrestia, in cui è conservato un armadio del 1765 intagliato dal falegname Luigi Girali.